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AGRICOLTURA DIFFERENZIATA – FILIERA CORTA – TURISMO CONSAPEVOLE

NEL FUTURO DELLE LOCALITA’ DI MONTAGNA

L’articolo 9 della Costituzione Italiana cita: La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica. Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione.

 

 

È stato dato il via libera da parte della Commissione europea alla nuova Pac, la riforma della politica agricola europea 2014-2020, progetto che mira a rafforzare la competitività, la sostenibilità e il consolidamento dell’agricoltura su tutto il territorio dell’Unione europea, così da garantire ai cittadini europei un’alimentazione sana e di qualitàtutelare l’ambiente e favorire lo sviluppo delle zone rurali.

Si intende inoltre sostenere e incentivare “ pratiche semplici ed efficaci dal punto di vista ecologico, e cioè: diversificazione delle colture, conservazione dei pascoli permanenti, salvaguardia delle riserve ecologiche e del paesaggio” e “sviluppare le filiere corte dal produttore al consumatore” (agrinews.info)

E’ inoltre necessario che il territorio montano sia presidiato e mantenuto, garantendo opportunità occupazionali in tutti i settori di attività, limitando all’indispensabile gli spostamenti per motivi di lavoro; il presidio e mantenimento delle zone montane è funzionale alla vita delle città di valle, che dalla montagna dipendono per le risorse idriche, gli alimenti, i momenti ricreazionali, formativi e il contatto con la natura.

 

A questo scopo tutti gli attori della scena economica-sociale-amministrativa devono fare sistema, in particolare turismo e agricoltura dovranno lavorare in forte sinergìa:

  • Promuovendo e sostenendo un’agricoltura differenziata, per la produzione di alimenti di alta qualità e naturali, identitari e caratteristici, destinati al consumo sul territorio a “filiera corta”: latte e derivati, carne, frutta e verdura e trasformati, cereali e pane locale, uova, miele, erbe officinali per uso alimentare e cosmetico, ….)  
  • Adottando pratiche colturali che facciano del territorio una “vetrina delle buone pratiche agricole di montagna”, evitando decisamente l’uso di infrastrutture in campagna per garantire la visibilità delle colture e degli animali al pascolo, promuovendo agriturismo e fattorie didattiche;
  • Istituendo un organizzazione di raccolta-preparazione-consegna a domicilio-vendita al pubblico dei prodotti agricoli locali per intercettare l’ampio parco di consumatori presente: privati, mense pubbliche, hotel e ristoranti, gruppi di acquisto solidali, cooperative di consumatori, turisti;
  • Organizzando  eventi legati ai momenti caratteristici dell’agricoltura di montagna,   che richiamino popolazione locale e turisti consapevoli che sempre più numerosi si affacciano sul mercato, riproponendo la coscienza della stagionalità delle produzioni e dei modi di vita e di alimentazione legati alle stagioni, promuovendo una stagione turistica lunga un anno!!!

 

In questo modo si corrisponde alla richiesta di abitanti del luogo, visitatori, turisti, che sempre più attentamente cercano oltre alla montagna e alla campagna, prodotti alimentari e cosmetici da pratiche agricole naturali che rispettino la fertilità del terreno e quanto ne consegue, la qualità e il gusto, le qualità organolettiche, la sostenibilità ambientale-sociale-economica.

 

Appare chiara la presenza tutti i presupposti per un futuro dell’agricoltura di montagna denso di soddisfazioni, che rivaluta e ripropone in prima persona la figura dell’agricoltore e lo premia con una adeguato ritorno economico, grazie alla filiera corta. Nel mercato di qualità a filiera corta si vende il prodotto, non il prezzo!

 

Risulta a questo punto evidente che il criterio di sostenibilità dell’agricoltura di montagna si declina nell’autosufficienza alimentare e nel turismo che intorno all’agricoltura si può promuovere, NON nella produzione intensiva di alimenti massificati da destinare al mercato globale a filiera lunga, in cui il produttore rimane anonimo e ricompensato in maniera residuale, inserito in una logica di continua crescita e continuo consumo e sfruttamento di territorio nel vano tentativo di sopravvivere alla concorrenza globale con paesi emergenti che producono con costi drasticamente inferiori.           

 

L’Alta Val di Non è coinvolta a pieno titolo in questo progetto: altopiano alpino in cui la qualità della vita è di alto livello, grazie a elementi semplici quali il paesaggio incantevole su cui aprire le finestre al mattino e l’aria buona, l’acqua ottima, e un ambiente nel suo complesso unico e irripetibile ricco di biodiversità, apprezzato da abitanti, visitatori, turisti, che grazie alla pratica della zootecnia è rimasto finora una prateria di rara bellezza che è il vero valore economico dell’Alta Valle.

È presidiato da centri abitati in cui si svolgono le più varie attività, dall’agricoltura al turismo, dall’artigianato al commercio e a tutte le attività di servizio, con la presenza degli uffici del catasto, del tavolare, del giudice di pace, del notaio,  di svariati sportelli bancari, della sede direzionale dell’APT Val di Non ecc.

 L’Alta Val di Non è un bene comune, un patrimonio dell’umanità che abitanti e amministratori devono salvaguardare, gestire e vivere in maniera cosciente e responsabile, garantendo il ben-essere la salute degli abitanti e ospiti, condizioni necessarie per la produttività e la competitività, declinando i criteri di sostenibilità, economia, diversificazione, occupazione, cultura e innovazione, nel diritto di fruizione responsabile del bene comune, condizioni necessarie per il futuro delle Località di montagna.

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